Educare deriva da educere: “Guidare senza soffocare il temperamento del bambino, alternando soddisfazioni, gratificazioni e piccole frustrazioni, in modo da abituarlo a non reagire con la ribellione o la collera ad una frustrazione vera”.
Affetto e rimprovero hanno la stessa importanza.
A volte i genitori si scontrano con atteggiamenti fastidiosi, irritanti e poco comprensibili dei propri figli.
Comportamenti di sfida, impuntature che ne mettono a dura prova la pazienza e ne minano le energie.
Molto spesso però quello che noi comunemente chiamiamo capriccio è solo un modo con cui il bambino ci comunica di non capire cosa gli viene richiesto o di non sentirsi compreso, altre volte il capriccio è la strategia messa in atto per raggiungere un obiettivo.
Questo atteggiamento può risultare di difficile comprensione per l’adulto che si trova ad interagire con il bambino frustrato, rispondendo alla sua “poco decifrabile richiesta” con il rimprovero o la sgridata.
Tale atteggiamento, per quanto irritante, non può essere demonizzato, quando il bambino arriva ad usare una modalità comunicativa poco funzionale è perché non sa come altro affermarsi, tutto ciò, soprattutto in tenere età, quando il bambino non ha ancora gli strumenti per affrontare una comunicazione adeguata ed efficace, è abbastanza fisiologico e deve essere gestito con la maggior serenità possibile.
In un mondo perfetto, senza tensioni, situazioni limite e stanchezza mentale (condizioni che possono colpire chiunque e in qualsiasi momento), l’adulto che educa dovrebbe insegnare al bambino a correggere gli eventuali errori senza cadere nel vortice del rimprovero continuo. “Più facile a dirsi che a farsi”, è vero, quando il “capriccio” parte è difficile gestirlo con garbo. Rimanere lucidi e sereni è la parte più difficile, qualche volta impossibile, l’insegnamento però non è mai frutto di sgridate, né di sermoni, ma dell’esempio concreto.
Il Bambino e l’immagine di sé
Il bambino compie già dai primi anni di vita un continuo lavoro di adattamento al mondo esterno e il modo in cui i genitori reagiscono ai suoi comportamenti influenza profondamente l’immagine che costruisce pian piano di sé.
Le reazioni dei genitori (verbali o non) comunicano al bambino come mamma e papà lo vedono e cosa vorrebbero facesse per essere contenti di lui.
Educarlo però non coincide mai con il cambiarlo, un bambino che si sforza di essere diverso da quello che è per soddisfare i desideri dei genitori rischia di perdere sicurezza in se stesso. Diventa fondamentale per la sua serenità percepire l’accettazione e non la delusione negli occhi dei genitori, sentire l’affetto che, a prescindere da tutto, non può essere mai negato né diventare fonte di ricatto (“se fai così mamma e papà non ti vogliono più bene..”).
Cosa faccio quando non è più gestibile?
In alcuni casi poi però, il capriccio diventa una costante, un automatismo radicato, che compromette sensibilmente il modo di rapportarsi, prima del bambino e poi del ragazzo, agli altri.
Se non ben gestito può sfociare in aggressività. Costanza e aggressività del capriccio possono essere i campanelli d’allarme e spingere i genitori ad intraprendere un percorso con uno specialista che sia in grado di leggere questi comportamenti da diversi punti di vista.
L’aggressività, che sia acquisita in famiglia, nell’ambiente di vita o sia una reazione ad una frustrazione grave o ritenuta ingiusta non deve mai essere sottovalutata.
Il contesto in cui si vive oggi, i mass media (tv, web, social…) influiscono pesantemente su violenza e aggressività (soprattutto in adolescenza e gioventù), un atteggiamento che può diventare particolarmente forte quando è carente la socializzazione, quando il ragazzo non è giunto a riconoscere l’altro come uguale a se stesso e non sente il dovere morale di non danneggiarlo e sviluppare rapporti interpersonali e sociali empatici. Quando questo si verifica bisogna intervenire, bisogna indicare al proprio bambino\ragazzo la strada più giusta da percorrere e fornirgli i mezzi per arrivare a concepire rapporti belli, di rispetto, fiducia e amore per gli altri.
L’obiettivo di PROGRESSI è la promozione del BENESSERE IN ETÀ EVOLUTIVA
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