Spesso siamo vittime di false credenze, idee totalmente sbagliate che ci impediscono di fare anche i più semplici passi per aiutare il nostro bambino. Quella neuropsichiatrica è una specializzazione che può generare, nella testa dei non addetti ai lavori, una preoccupazione e un livello di pregiudizio molto alto: “io mio figlio non lo porto dal neuropsichiatra, non è mica matto!”
La verità è che la visita con il/la neuropsichiatra infantile è un passaggio molto importante nell’ambito della valutazione e riabilitazione dei ritardi e delle difficoltà in età evolutiva, è un incontro poco invasivo per il bambino e fondamentale per l’inquadramento del caso.
Debelliamo dalla nostra mente la paura e leggiamo le parole della neuropsichiatra di Progressi che risponde alle nostre domande:
Perché fare una visita con il neuropsichiatra infantile? Quali sono i casi in cui intervenire?
In generale è bene che un percorso valutativo nei casi di ritardi dello sviluppo o difficoltà neuropsicologiche inizi con l’inquadramento da parte del medico neuropsichiatra infantile (NPI), che porrà un sospetto clinico, sulla base delle informazioni raccolte, delle osservazioni e dell’esame obiettivo, e indirizzerà al meglio la valutazione, per evitare dispersioni e valutazioni parziali.
In presenza di un ritardo dello sviluppo, di una difficoltà di apprendimento, di modificazioni persistenti dell’umore, di uno stato persistente di preoccupazione, è bene discuterne con il pediatra curante o con il medico di famiglia, che potrà indirizzare allo specialista NPI.
Quando quello che noto in mio figlio è solo un ritardo momentaneo, dovuto a tempi e modi diversi di crescere e quando si può parlare di un reale disturbo dello sviluppo?
Esistono criteri definiti sulla base dei quali il neuropsichiatra infantile, unitamente alla valutazione clinica d’insieme, può distinguere un quadro fisiologico dalla presenza di un disturbo dello sviluppo. Sulla base delle valutazioni è possibile decidere se proporre un monitoraggio nel tempo oppure se sia necessario un trattamento specifico, anche allo scopo di prevenire la strutturazione di maggiori difficoltà.
Come si svolge una visita e chi deve essere presente?
La visita NPI si svolge con il/la bambino/a, meglio in presenza di entrambi i genitori, perché ciascuno di loro possa fornire il suo contributo in termini di notizie e impressioni, nonché permettere una prima osservazione della relazione genitore-figlio. Durante la visita generalmente si effettuano colloquio con i genitori, colloquio con il paziente e osservazione del comportamento, esame obiettivo neurologico.
A quanti anni si può fare una visita con NPI?
Da zero a 18!
Il mio bambino è ingestibile, devo fare una visita?
Sicuramente una buona strategia è confrontarsi dapprima con il pediatra curante e con gli insegnanti, per comprendere se le difficoltà comportamentali sono presenti in tutti gli ambiti di vita e se incidono sull’apprendimento di abilità e/o sulle relazioni con gli altri: se la risposta a queste domande è affermativa, sarà il caso di rivolgersi al neuropsichiatra infantile.
L’ADHD cos’è? È curabile?
Il disturbo da deficit di attenzione con iperattività è una condizione (non una malattia!) in cui il temperamento dirompente del bambino (irrequietezza, impulsività) e/o le difficoltà di concentrazione incidono negativamente sull’apprendimento di abilità e sulle relazioni con gli altri, tanto intensamente da definire la presenza di un disturbo delle funzioni proprie dell’età. Può manifestarsi in vari livelli di gravità e con varie combinazioni di sintomi, a seconda dell’età e delle caratteristiche associate (comportamenti oppositivi, ansia, irritabilità…).
Non è possibile parlare propriamente di “cura”, proprio perché non si tratta di una malattia!
La presa in carico di un bambino con ADHD prevede un intervento psicoeducativo che coinvolga i genitori, gli insegnanti ed il bambino, al fine di modificare l’ambiente “esterno” e “interno”, al fine di ridurre l’intensità dei sintomi e portare il livello di “vivacità/disattenzione” al di sotto della soglia che definisce il disturbo. Nei casi più gravi, è possibile ricorrere ad un trattamento farmacologico specifico con farmaci appartenenti alla categoria degli stimolanti, per il controllo dei sintomi.
Perché si sente sempre più parlare di Autismo?
Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento considerevole dell’incidenza dei disturbi dello spettro autistico, probabilmente anche per una migliore capacità dei clinici di individuare anche condizioni lievi. Sicuramente molti studi si stanno concentrando sull’individuazione dei fattori di rischio, che comprendono per esempio l’inquinamento ambientale o la maggiore età paterna al momento del concepimento; tali fattori, insieme a molti altri, hanno un ruolo nel modificare l’espressione del codice genetico e quindi della sintesi di alcune proteine nel sistema nervoso centrale.
Sicuramente la questione è molto complessa poiché i disturbi dello spettro autistico sono disturbi multifattoriali e solo in una minima percentuale è possibile individuarne la causa specifica.
Se vuoi approfondire il tuo caso specifico da Progressi puoi prenotare un appuntamento con la neuropsichiatra infantile, la Dott.ssa Silvia Giovinazzo.
Se non sei convinto del bisogno di fare una visita contattaci per un primo colloquio gratuito, potrai esporre alla responsabile del centro le difficoltà che stai vivendo e capire insieme se e come intervenire.
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Porta con te la documentazione clinica del bambino, la sua presenza non è opportuna in questa fase. Se non hai possibilità di lasciarlo a qualcuno portalo qui, potrà aspettarvi nell’area giochi.
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2 Risposte
Vanessa
Buongiorno volevo sapere se nel colloquio con il neuropsichiatra infantile i genitori saranno tenuti insieme a rispondere alle domande Opp prima un genitore e poi l altro
Grazie
Progressietaevolutiva
Buongiorno, generalmente il colloquio clinico si fa insieme, se ci sono richieste particolari se ne può parlare con la dottoressa che valuta il caso specifico e si comporta di conseguenza.
Grazie e buona giornata
Staff Progressi